Carne bovina Romagnola, scommessa oltre il biologico

La carne bovina romagnola vanta una storia secolare, fatta di un’organizzazione cementata dalle differenti filiere. L’allevamento in genere è molto praticato nella regione, al primo posto troviamo quello bovino, sia per numero di mucche con attitudine da latte che per la produzione di carne bovina.

Le razze maggiormente presenti sono la Frisona (di aspetto armonico, mantello pezzato nero, autoctona della Pianura Padana) e la Reggiana, alla base dei processi produttivi del Parmigiano Reggiano. La carne romagnola viene prodotta anche da imprese dedite a suinicoltura, mentre la carne bovina deriva soprattutto da capi di mucca Romagnola.

I bovini censiti sono circa 550mila, divisi in 4272 strutture, di cui, stando ai dati Istat del 2012, 650 biologiche.

Le provincie con più alta densità di patrimonio zootecnico sono Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza.

Il benessere dell’animale e la ricerca di una carne di standard qualitativi alti ha portato a metodi più rigidi del disciplinare “bio”. In alcune aziende grass fed gli animali vivono al pascolo, o allo stato semibrado con paddok esterno (o parcellizzazione in stile neozelandese). L’alimentazione di questi esemplari è basata su foraggio verde, erba medica, ghiande, frutta, bacche, acqua sorgiva e piccole integrazioni di cereali (talvolta 1 Kg al giorno quando l’agricoltura biologica ne prevedrebbe 7 Kg).

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