Animali da carne in Sardegna, oltre suini, ovini e bovini una tradizione antica

Se parliamo di animali da carne in Sardegna è necessario partire dai conigli, animali riscoperti per la propria rusticità ed allevati allo stato brado. Presente anche selvatico in maniera capillare, tranne che nella zona della Gallura, si ciba prevalentemente di piante erbacee, semi, bacche, corteccia e bulbi. Una ricetta tradizionale è il “Coniglio a Succhittu”, in cui la carne selvatica è cucinata con aceto, capperi, pomodoro, ginepro ed alloro.

Nel Medio Campidano, grazie all’opera di privati, si è assistito al recupero della razza sarda: Giuliano Marangiu cura 40 capi selezionati, da cui si spera di riportare in auge la specie autoctona.

Molto diffusa è la capra, basti pensare che quasi la metà del latte caprino nazionale viene prodotto qui (nel 2015 sono stati raccolti ben 5 milioni di litri) e che l’isola alleva il 28% delle capre del Belpaese. I dati BDN di Teramo attestano la presenza di ben 298.024 esemplari e 5070 aziende, con una radicata densità nel cagliaritano.

Un primato deve essere assegnato agli allevatori di struzzi: proprio qui venne realizzato il primo allevamento italiano, a Tortolì, che chiuse nel 1930. Il suo scopo era principalmente la vendita di piume, mentre oggi molte imprese mirano al commercio della carne, con individui nati, cresciuti e macellati nei confini regionali.

Infine giusto accennare agli asini, con l’asinello sardo, un tempo a rischio estinzione e ai nostri giorni protetto da progetti come “Mui Muscas”, un parco aperto occasionalmente al pubblico di 55 ettari, dove gli animali pascolano e vivono in libertà.

 

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