
Allevamento conigli da carne, quando salute significa migliori proprietà nutritive
L’allevamento dei conigli da carne è stata lungo i secoli una pratica marginale, condotta dalle famiglie, utile a soddisfare le proprie esigenze. Dagli anni ’60 del 1900 l’allevamento dei conigli ha iniziato a ricoprire un ruolo chiave nella filiera della carne italiana. L’Italia è, infatti, il primo produttore di carne di coniglio al mondo, con circa 55mila tonnellate di peso macellato annuo e più di 7 milioni di esemplari censiti.
Il consumo nel Belpaese è di 4,5 Kg all’anno pro capite, la Campania è la regione che mostra i volumi di acquisto maggiori.
La ragione per cui l’allevamento di conigli ha conosciuto un forte incremento negli ultimi decenni risiede probabilmente nel fatto che questo animale presenta una carne magra e ricca di aminoacidi essenziali.
La sua qualità, tuttavia, è direttamente proporzionale alla tipologia di allevamento. Solitamente i conigli vengono allevati in strutture intensive (“en plein eir”, celle interrate o mobili), in gabbie metalliche e alimentati con mangimi pellettati (composti in piccola percentuale anche da componenti farmaceutici).
Nelle aziende biologiche (o ancora meglio “grass fed”) i conigli si cibano di erba alternata con frutta e scarti dell’orto. Il risultato è il maggiore benessere di ogni esemplare e per il consumatore una carne priva di depositi adiposi.